La terapia ICD è efficace nei pazienti con sindrome di Brugada


Uno studio a singolo Centro ha mostrato che nei pazienti con sindrome di Brugada, la terapia con defibrillatore cardioverter impiantabile ( ICD ) è efficace, e ha esercitato il suo effetto sulle aritmie potenzialmente letali nel 17% dei pazienti nel corso di 20 anni.

Lo studio prospettico ha riguardato 176 pazienti consecutivi inclusi in un Registro che avevano ricevuto un ICD per la sindrome di Brugada tra il 1992 e il 2012.

Il follow-up clinico ha incluso: esami fisici e elettrocardiologici con cadenza di almeno sei mesi.
Il follow-up del dispositivo è stato condotto a 1 mese e a 3 mesi post-impianto e, successivamente, ogni 6 mesi.
Il periodo di follow-up medio è stato pari a 83.8 mesi.

Le terapie appropriate da parte degli ICD sono state definite come shock o pacing anti-tachicardico somministrato per tachicardia ventricolare o fibrillazione ventricolare.
Le terapie inappropriate sono state definite come quelle somministrate in assenza di aritmie ventricolari.
I ricercatori hanno definito lo storm elettrico come tre o più eventi sostenuti di tachicardia ventricolare, fibrillazione ventricolare o una appropriata terapia ICD entro 24 ore.

Trenta pazienti avevano aritmie ventricolari sostenute spontanee ( 17% ); otto ( 4.5% ) pazienti sono morti.

Inoltre, 28 pazienti ( 15.9% ) hanno ricevuto shock appropriati erogati dai dispositivi ICD; 33 pazienti ( 18.7% ) hanno ricevuto shock inappropriati e quattro pazienti hanno sperimentato storm elettrico ( 2.3% ).

Ventotto pazienti ( 15.9% ) sono andati incontro a complicanze correlate al dispositivo tra cui fratture dell'elettrodo ventricolare e successiva estrazione e sostituzione, dislocazione dell’elettrodo e migrazione del generatore di impulsi; tutte le complicanze hanno portato alla revisione del dispositivo.

All’analisi multivariata mediante modelli di regressione di Cox è emerso che la morte improvvisa abortita, le aritmie ventricolari e la capacità di indurre aritmie ventricolari durante studi elettrofisiologici erano predittori indipendenti di una appropriata erogazione degli shock.

Sulla base di questi risultati, la stratificazione del rischio per mezzo di studi elettrofisiologici potrebbe permettere di identificare i pazienti asintomatici a rischio di eventi aritmici, e potrebbe essere utile nelle indagini di sincope potenzialmente non connesse con le aritmie ventricolari.
Il posizionamento dei defibrillatori cardioverter impiantabili è spesso associato a complicanze correlate al dispositivo, che interessa il 16% dei pazienti.
Inoltre, i tassi di shock inappropriati restano alti indipendentemente dall’attenta programmazione del dispositivo. ( Xagena2015 )

Fonte: Journl of American College of Cardiology, 2015

Cardio2015



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